Stando a una ricerca condotta dagli studiosi dell’Università di Montreal i videogame più impegnativi a cui si gioca in modo continuativo potrebbero aumentare il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative, quali l’Alzheimer. In pratica dai risultati dello studio è emerso che i giocatori “cronici” di videogame presentavano una diminuzione del volume dell’ippocampo. L’esperimento è stato condotto su 26 giocatori abituali e 33 non giocatori. L’ippocampo svolge un funzione molto importante nel consolidare i processi di memoria a breve termine in lungo termine. Nei giocatori abituali è stata riscontrata anche una diminuzione della materia grigia attribuibile al fatto che i player sono soliti usare una memoria procedurale che consente di compiere in automatico determinate operazioni, a differenza ad esempio delle decisioni o dei ragionamenti, processi inferenziali che richiedono invece l’utilizzo della materia grigia. In sostanza secondo i ricercatori chi passa troppe ore davanti a uno schermo di un pc per giocare ai videogiochi va incontro a una riduzione di volume dell’ippocampo, che viene associata a un maggior rischio di sviluppare patologie neurodegenerative quali l’Alzheimer, oltre che ad una maggiore insorgenza di episodi a carattere psicotico.
Stando ad altre ricerche invece i videogame possono venire in aiuto anche per curare determinate patologie, com’è nel caso dell’occhio pigro. Insomma la comunità scientifica è divisa riguardo alle conclusioni di questo studio che è stato pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society.
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