L’Aids, agli inizi degli anni 80′, era stata superficialmente additata con uno slogan giornalistico e sensazionalistico, come la peste del 21 secolo. In effetti nei primi anni 80′, il virus responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita (Aids), era ancora poco conosciuto e il primo farmaco l’AZT, messo a disposizione dei pazienti intorno alla metà degli anni 80′, presentava quasi più effetti collaterali che benefici. Da allora in poi però la ricerca ha fatto notevoli progressi. Attualmente la terapia antiretrovirale in uso ormai da molti anni per trattare i pazienti che hanno contratto il virus dell’Hiv, è in grado di tenere sotto controllo l’espressione del virus che di fatto scompare nel sangue, ma non di eradicarlo del tutto. Il virus Hiv rimane infatti “imboscato” all’interno di alcune cellule, che fungono da serbatoi. L’Hiv dormiente infatti si rintana nelle cellule e la sua replicazione è a livelli non sufficienti per produrre certe proteine che lo renderebbero riconoscibile dal sistema immunitario dell’organismo. L’obiettivo dei ricercatori della Johns Hopkins University in effetti era proprio quello di risvegliare con dei farmaci questi serbatoi “silenti”di Hiv all’interno delle cellule T del sistema immunitario. Purtroppo le prove di laboratorio effettuate sui globuli bianchi prelevati dai pazienti infetti non hanno fornito i risultati che si speravano. Difatti nessuno dei composti testati su cellule infettate dall’Hiv si è rivelato capace di attivare il virus latente. I ricercatori nei modelli di laboratorio di cellule infettate dall’Hiv latente avevano provato che alcuni composti potevano risvegliare le cellule infette in maniera da essere attaccate e quindi per questa via avevano tentato di eradicare completamente il virus. In effetti è proprio la presenza del virus allo stato latente nell’organismo a impedire una piena eradicazione dello stesso. Il limite attuale della terapia antiretrovirale è che non riesce ad attaccare il virus “latentizzato” in questi serbatoi, pertando se si sospende la terapia può tornare a replicarsi attivamente. la ricerca svolta da questi scienziati, pubblicata su Nature, rappresenta comunque un passo importante che aiuta a comprendere meglio il comportamento del virus dell’Hiv. I ricercatori hanno infatti avuto modo di vagliare test più precisi per rilevare meglio la riattivazione del virus.
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