Gli oceani non rappresentano soltanto una risorsa di straordinario valore naturale, ma possono essere considerati e misurati anche da un punto di vsta economico. Stando al report del WFF dal titolo Reviving the Ocean Economy: The case for action 2015 svolto in collaborazione col Global Change Institute dell’University of Queensland e con il Boston Consulting Group (BCG), l’oceano si classificherebbe al settimo posto in una classifica relativa alle dieci maggiori economie mondiali. Inoltre gli oceani rappresentano un patrimonio di beni e servizi stimabile in 2500 mliardi di dollari all’anno. Tuttavia volendo continuare a considerare l’oceano una entità economica, potrebbe contnuare a produrre utili solo se in buona salute, mentre in effetti mai come in questa epoca gli ecosistemi marini e la biodiversità sono fortemente minacciati a causa dall’inquinamento prodotto in buona sostanza dall’uomo. La maggior fonte di reddito profotta dagli oceani è rappresentata dalla pesca, dal turismo e dalle rotte di navigazione. Come spiegato però dal professor Ove Hoegh-Guldberg, autore principale del rapporto, la risorsa oceano è sempe più in pericolo perché: “Gli oceani sono in cattivo stato, che sta rapidamente peggiorando. La pesca sta iniziando a crollare, ci sono livelli record di inquinamento, come l’inquinamento da plastica, e c’è il cambiamento climatico.Questa generazione di esseri umani sta definendo il futuro di 300 generazioni di esseri umani. Stiamo conducendo questi esperimenti con il nostro mondo, nonostante le conseguenze per le persone”. Tuttavia gli oceani stanno sempre più perdendo il loro valore a causa delle cattive condizioni di salute in cui versano, basti solo pensare alle conseguenze prodotte dallo sfruttamento eccessivo delle sue risorse: il 90% degli stock di pesce sono sfruttati in toto (61%) o al di sopra delle possibilita’ (29%). Inoltre le specie marine tra il 1970 e il 2010 fanno registrare un declino del 39%. ed il bilancio è drammatico se si considera che la metà dei coralli nei mari è praticamente scomparsa come un terzo della vegetazione marina, la deforestazione procede sempre più a ritmi incalzanti.
Insomma è necessaria una decisa inversione di rotta per salvaguardare la salute degli oceani. A questo link potete approfondire l’argomento oggetto dell’articolo.
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