Interessanti dati sono emersi dalla Stazione spaziale internazionale (ISS), che con i suoi potenti mezzi ha captato dei “segnali anomali” che potrebbero interpretarsi come conferma dell’esistenza delle particelle che vanno a formare la materia oscura, ovvero della materia invisibile che tuttavia sarebbe stata fondamentale nel dar vita all’universo. Tale materia viene definita oscura in quanto non è direttamente osservabile, perché non emette radiazione elettromagnetica e si manifesta esclusivamente attraverso gli effetti gravitazionali. In pratica questa materia oscura dell’universo rappresenterebbe il 26,8% dello stesso, rispetto al solo 4,3% della materia visibile. Questa materia oscura che non emette luce potrebbe essere costituita da corpi celesti quali i buchi neri, le nane brune, neutrini o gas formatisi dopo il BIng Bang. Insomma la porzione di universo conosciuto è soltanto una parte del Cosmo che sarebbe in buona parte attraversato da questa energia oscura difficilmente sondabile, perciò è stata grande la sorpresa e l’emozione degli scienziati per questa quanttà di antimateria catturata nei raggi cosmici. I dati raccolti raccolti dallo strumento Alpha Magnetic Spectrometer, verranno presentati al Cern di Ginevra. I dati dell’Ams segnalano una quantità di positroni e antiprotoni anomala, che contrasta rispetto ale previsione delle teorie fisiche attuali. In pratica questo eccesso di positroni e antiprotoni potrebbe essere stata prodotta da collisioni di particelle di materia oscura.
Il presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Fernando Ferroni così commenta questi dati: ” Siamo eccitati per questi risultati che presentano un quadro difficilmente interpretabile nell’ambito della fisica tradizionale dei raggi cosmici“.Ed ancora sempre riferendosi ai risultati ottenuti dall’Ams: “Questo straordinario rivelatore che opera nello spazio ci sta portando, con l’estensione dei risultati già ottenuti dal rivelatore spaziale Pamela e raggiungendo energie molto più alte, alla soglia di una possibile importante scoperta. Aspettiamo con trepidazione i futuri risultati“.
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