I ricercatori sono arrivati a quete conclusioni dopo aver passato in rassegna 225 studi pubblicati e 57 revisioni sistematiche. Dall’analisi è emerso che anche nei pochi casi in cui efettivamente è stato riscontrato qualche effetto derivante dall’assunzione dei farmaci omeopatici ciò era dovuto a qualche problema o errore nella progettazione dei test.
In Italia, stando a una riceca condotta dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (O.N.Da) nel 2013 il 72% ha utilizzato almeno una volta i rimedi omeopatici e nel 57% afferma di essersi trovata bene. Riguardo a come le pazienti siano venute a conoscenza della medicina omeopatica, il 43% si è avvicinata su consiglio del medico, il 32% del farmacista, il 26% di una amica.
Sempre in Italia però queste conclusioni sono state accolte ovviamente con molto scettiocismo da parte di chi si occupa di medicina omeopatica. Osvaldo Sponzilli, direttore dell’Ambulatorio di medicina anti-aging, omeopatia e agopuntura dell’ospedale Fatebenefratelli di Roma in particolare definisce il report “molto pretestuoso” e sottolinea: “Evidentemente è parte di una campagna mediatica che l’Australia sta attuando contro i medicinali omeopatici, sempre più usati dai pazienti di tutto il mondo. La mia esperienza quarantennale, come quella di migliaia di medici al mondo che prescrivono farmaci omeopatici, dice cose ben diverse da queste: in base ai risultati clinici, posso dire che i medicinali omeopatici sono farmaci efficaci, sicuri e utili non solo in patologie lievi ma anche patologie croniche“.