Il carabiniere che lo scorso 4 settembre uccise il giovane 17enne Davide Bifolco verrà accusato di omicidio colposo con l’accusa di imperizia. La Procura di Napoli sostiene quindi che il militare non aveva l’intenzione di uccidere il ragazzo, ma agì con imprudenza e negligenza poiché la pistola non aveva la sicura. Inoltre al carabiniere viene mossa anche l’accusa di “inosservanza di regolamenti e discipline”, in quanto dimostrò di non avere la necessaria padronanza e capacità di maneggiare un’arma, che invece dovrebbero essere proprie di un militare.
Il procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso e il pm Marilena Persico hanno firmato la chiusura delle indagini preliminari. L’avvocato del carabiniere, Salvatore Pane, ha sottolineato come la ricostruzione dei fatti sia stata possibile grazie alla collaborazione del suo assistito. Inoltre ci ha tenuto a precisare il legale che le indagini hanno escluso l’ipotesi, avanzata da molti, che il carabiniere abbia sparato al ragazzo con le braccia tese, quindi volontariamente.
Quella maledetta notte secondo le ricostruzioni il 17enne Davide Bifolco non si fermò ad un posto di blocco al Rione Traiano in compagnia di altri due ragazzi. Ne nacque così una fuga ed una colluttazione, da cui partì il colpo dalla pistola del carabiniere che ferì mortalmente il giovane ragazzo.
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