ROMA- La “tregua” derivata dall’elezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica sembra aver già fatto svanire i suoi benefici effetti, Matteo Renzi e la minoranza del Partito Democratico sono di nuovo ai “ferri corti”. Le critiche, neanche troppo velate, al Jobs Act in dirittura d’arrivo riaccendono il dibattito in seno al partito di maggioranza. Il più duro verbalmente è stato Stefano Fassina, tuttavia malumori diffusi si registrano in seno alle sensibilità maggiormente di sinistra del Partito Democratico. Una situazione senza dubbio complessa per il Presidente del Consiglio.
Dopo la rottura ufficiale del “Patto del Nazzareno” i numeri al Senato appaiono quanto mai risicati, di fronte ad una eventuale defezione anche di pochi voti all’interno del suo partito renderebbe la situazione “esplosiva”. Un decisionismo di Matteo Renzi, al netto dei contenuti del Jobs Act, che finisce per porre allo scoperto conflitti interni all’esecutivo.
Oltre alle dichiarazioni critiche di Stefano Fassina si registrano anche quelle di Cuperlo e D’Attoma. Il Ministro del Lavoro Poletti ribadisce, dal canto suo, come i nuovi provvedimenti potranno portare a cifre importanti sul tema dell’occupazione.
Il governo calcola un incremento di cento-duecentomila posti di lavoro in più nel prossimo biennio. Il prossimo tavolo di confronto, che si annuncia quanto mai infuocato, sarà rappresentato dalla legge elettorale.
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