Non è stato unicamente l’annuncio di Mario Draghi sul varo del Quantitative Easing (non ancora divenuto operativo) a creare un effetto calmierante. E dire che, nel corso del 2014, non sono mancati motivi di potenziale preoccupazione per i mercati. La crisi in Ucraina, le sanzioni alla Russia, il crollo del rublo oltre al deprezzamento del valore degli energetici, petrolio in primis.
Rispetto al passato, la percezione del “Sistema Italia” da parte degli investitori stranieri è decisamente mutata. Un’apertura di credito verso il Governo Renzi che persiste, per quanto le riforme annunciate non siano ancora giunte all’epilogo. Una leadership forte, un senso di stabilità, sembra siano maggiormente efficaci rispetto ai deprimenti dati sul Pil e la disoccupazione.
Persino le turbolenze inerenti la Grecia, il possibile default del paese ellenico (verso cui l’Italia è creditrice di almeno una ventina di miliardi di euro) non hanno smosso più di tanto lo spread.