Diversi files aperti, questioni irrisolte e nuove crisi militari che possono profilarsi all’orizzonte. Nonostante i recenti accordi internazionali siglati in Bielorussia, con la mediazione di Francia e Germania, la questione ucraina è ben lungi dall’essersi stabilizzata. L’aggressività del Cremlino e le mire espansionistiche di Vladimir Putin, con obiettivo diversi territori russofoni dell’ex Unione Sovietica, hanno fatto ripiombare gli Stati Uniti d’America in una nuova guerra fredda.
Resta irrisolto il problema dell’Isis in Iraq e Siria, mentre un nuovo fronte in Libia va profilandosi minacciosamente. Non bisogna dimenticare come le forze di terra, navali e aeronautiche americane siano tutt’ora impegnate in Afghanistan.
L’attuale amministrazione, memore delle cocenti delusioni del recente passato, è abbastanza refrattaria a impelagarsi direttamente con impiego di truppe regolari su vari fronti. In un momento nel quale, fattore da non trascurare per nessun presidente americano, l’opinione pubblica statunitense sembra maggiormente orientata verso tentazioni “isolazionistiche“.