Insomma rovesciando e reinterpretando il detto comune il silenzio è d’oro, il cantautore emiliano denuncia appunto il silenzio complice che fa gioco alle mafie d’ogni tipo, per cui questo silenzio non è più d’oro ma doloso in quanto istituisce una sorta di tacito patto, di subdola connivenza con le organizzazioni criminali, che invece dovrebbero essere avvertite come un cancro nel territorio e di conseguenza trattate e combattute come tali.
Il progetto è partito dai brogli elettorali che si sono verificati a Villabate, un paese della Sicilia, nel corso delle recenti elezioni europee che ha portato alle dimissioni dell’intera giunta. Così si è espresso in proposito Marco Ligabue: “Se c’è una cosa che non concepisco è il sogno negato a un ragazzo o una ragazza di vent’anni, le canzoni non cambiano il mondo ma possono essere parte di quelle piccole cose che fanno la differenza. E possono essere miccia che accende il fuoco, e io mi auguro che si faccia sempre più grande“. “Il silenzio è dolo” è quindi anche un video virale, una proposta di legge, una campagna contro tutte le mafie.
La speranza arriva dalle nuove generazioni, che educate al progetto di una convivenza civile basta sul rispetto della legalità, possano finalmente estirpare il cancro della mafia che avvelena la vita civile di questo paese. Il giudice Falcone lo aveva detto: la mafia come ogni fenomeno umano ha un suo inizio e una sua fine, speriamo di essere almeno all’inizio della fine della mafia.
In appendice il video clip del brano “Il silenzio è dolo” che è stato girato tra Palermo e Vilabate e vede la partecipazione oltre che di cittadini e giovani siciliani, anche del giornalista Pino Maniaci direttore di Telejato e il giovane Ismale La Verdara e la testimone di giustizia Valereia Grasso.